NATURALISTI COL SECCHIELLO
Da anni girano sui social invettive esagerate contro i
bambini che, armati di secchiello e retino, setacciano spiagge e scogli a
caccia di piccoli animali. Secondo chi diffonde questi messaggi raccogliere
animali per depositarli in un secchiello rappresenterebbe un grave atto di
crudeltà, un modo scorretto per approcciarsi alla natura e addirittura
causerebbe gravi danni ambientali. E non importa se il granchio o il pesciolino
di turno vengono tenuti imprigionati per cinque minuti, giusto il tempo di
osservali per poi liberarli nuovamente.
A livello di opinione personale mi sembra un po’esagerato
perché un bambino con il secchiello è solo un naturalista in erba e gli animali
con cui entra in contatto su di una spiaggia non sono così delicati da
rischiare di morire per una breve manipolazione!1
Quest’anno si è persino diffusa sui social una crociata pro-
meduse secondo cui si rischierebbe addirittura il carcere a ucciderne una.
Ovviamente non è vero2 ma tutti ne hanno parlato con grande enfasi.
Guardando questi post sui social verrebbe da pensare che all'italiano
medio stia molto a cuore la salvaguardia degli animali marini, una
preoccupazione che sembrerebbe addirittura rasentare l’estremismo.
Eppure quest’estate abbiamo assistito anche ai Jova beach
party; eventi che hanno portato decine di migliaia di persone su spiagge che
fino al giorno prima avevano una fruizione scarsa (se non nulla) e un
conseguente proliferare di vita: piante, insetti, uccelli e rettili
prosperavano nelle poche aree lasciate ancora libere dall'uomo. Per realizzare
questi mega spettacoli inoltre è stato spesso necessario intervenire su dune che rappresentavano
rari esempi di ecosistemi abbastanza integri. Eppure in pochissimi hanno storto
il naso.
C’è qualcosa che non torna.
Com'è possibile che in un paese dove ci si preoccupa persino
per le meduse, giungendo a livelli di animalismo esasperato, le persone comuni,
gli artisti, i giornalisti e persino alcune associazioni ambientaliste avvallino
senza problemi dei megaconcerti sulle spiagge?
Apparentemente è un controsenso.
Mi sono fatto l’idea che ci siano due differenti ragioni per
cui il peso di questi eventi non è stato percepito da un grande pubblico che si
crede sensibile rispetto alle tematiche ambientali e forse, a modo suo,
effettivamente lo è!


La prima ragione è
che molte persone, in buona fede, sono abituate a considerare “spiaggia” solo le
file interminabili di ombrelloni dove passano le vacanze.
Posti dove qualche medusa o qualche granchietto sono gli
unici animali che è possibile incontrare. Non associano quindi il concetto di
spiaggia con quello di vita selvatica perché nessuno ha mai mostrato loro che
da qualche parte, oltre le schiere regolari di ombrelloni e lettini, esiste un
altro modo di essere spiaggia.
Un mondo dalle forme decisamente più irregolari, dove la sabbia si accumula in dune ed è decorata da tronchi e altri relitti portati dal mare. Un luogo dove si possono incontrare creature incredibili: fiori splendidi e unici come il giglio di mare o insetti dai colori metallizzati come la cicindela.
Sulle poche spiagge naturali italiane nidificano addirittura varie specie di uccelli come il fratino, diventato suo malgrado simbolo delle contestazioni ai Jova beach party, e rettili di ogni forma e dimensione: dalle minuscole lucertole campestri alle grandi tartarughe marine che in poche, magiche notti dell’anno lasciano il mare per deporre le uova.
Su queste spiagge può riposarsi la foca monaca, uno dei mammiferi più rari al mondo e trova rifugio l’unico cervo realmente autoctono della penisola, il cervo delle dune3, il cui nome indica chiaramente lo stretto rapporto con questo ecosistema. Un mondo di mare e sabbia ma molto diverso da quello stereotipato dell’immaginario estivo-vacanziero.
Un mondo dalle forme decisamente più irregolari, dove la sabbia si accumula in dune ed è decorata da tronchi e altri relitti portati dal mare. Un luogo dove si possono incontrare creature incredibili: fiori splendidi e unici come il giglio di mare o insetti dai colori metallizzati come la cicindela.
Gigli di mare in fiore tra i resti delle poseidonie
Sulle poche spiagge naturali italiane nidificano addirittura varie specie di uccelli come il fratino, diventato suo malgrado simbolo delle contestazioni ai Jova beach party, e rettili di ogni forma e dimensione: dalle minuscole lucertole campestri alle grandi tartarughe marine che in poche, magiche notti dell’anno lasciano il mare per deporre le uova.
Cicindela campestris
Su queste spiagge può riposarsi la foca monaca, uno dei mammiferi più rari al mondo e trova rifugio l’unico cervo realmente autoctono della penisola, il cervo delle dune3, il cui nome indica chiaramente lo stretto rapporto con questo ecosistema. Un mondo di mare e sabbia ma molto diverso da quello stereotipato dell’immaginario estivo-vacanziero.
Cervo delle dune
Se non si ha la percezione della spiaggia come di un ambiente
vivo, al pari di un bosco, è evidente che non si può comprendere il danno che
comporta organizzarvi un mega concerto.
Si può pensare che una
volta portati via i rifiuti tutto torni come prima, anzi meglio perché la spiaggia
viene lasciata più ordinata, spianata e senza “erbacce”.
Lucertola campestre siciliana in un boschetto di palma nana
Ma temo che ci sia un altro motivo per cui i Jova beach
party hanno ottenuto tanto consenso ed è che avvallano un’idea di natura basata
esclusivamente sull’aspetto estetico e paesaggistico. Una “bella scenografia”
fatta di mare, spiagge e tramonti. Un palcoscenico per esaltare la quotidianità
umana e provare a darle un colore diverso dal solito, più romantico e
avventuroso.
In questa visione della natura, astratta e distorta, non c’è
posto per quelli che dovrebbero essere gli autentici padroni di casa, nonché i soli
protagonisti del vero spettacolo che qui va in scena ogni giorno, ovvero le
piante e gli animali.


Tutti gli organismi che ci circondano sono un esempio
perfetto di adattamento ad un ambiente; hanno una storia da raccontarci e molto
da insegnare. Eppure questo non sembra interessare molto, anzi piante e animali
selvatici sono visti spesso come qualcosa di sporco, da eliminare, perché
rovina la composizione scenografica che ci piace e la facile fruibilità di
questi luoghi che così finiscono per avere ben poco di realmente naturale.
Ma se non c’è posto per gli animali nel loro ambiente tanto
meno ci sarà posto per loro nei luoghi antropizzati. E’ così che mi spiego il
forte astio contro i bimbi col secchiello; non è perché con le loro cacce
maltrattino qualche animaletto ma perché ci ricordano che questi sono ovunque
attorno a noi! Ai grandi “amanti delle natura” italiani in realtà granchi e
pesciolini fanno solo ribrezzo e non vogliono sapere di averli accanto sulle
LORO spiagge. La scusa del “maltrattamento” è un modo per non essere costretti
a trovarseli tra i piedi mentre prendono il sole e permette loro di darsi, nel
farlo, anche una verniciata di animalismo.
Vegetazione psammofila
Non mi stupirei se ci fosse dietro anche un’antipatia verso
i bambini : ne ho viste tante in questi anni!
Spero naturalmente di sbagliarmi ma temo quindi che dietro
un certo animalismo di facciata ci sia più indifferenza (se non fastidio) che
passione verso gli animali.
E tanta, tanta ipocrisia.
1 Gli ambienti di costa sono luoghi estremi che durante la
giornata alternano momenti in cui sono coperti dall'acqua ad altri in cui essa
si ritira lasciandoli asciutti. Molluschi, stelle di mare e crostacei che
vivono qui sono perfettamente adattati a questa variabilità e quindi non
rischiano di riportare danni se tolti dall'acqua per brevi manipolazioni. Molti
pesci che vivono accanto alle scogliere sopravvivono tranquillamente nelle
pozze tra le rocce in attesa che torni l’alta marea e quindi non c’è motivo di
credere che soffrano per dieci minuti in un secchiello. A volte si legge di
come le stelle marine e altri animali sarebbero. E’ vero, ma ma in questo caso
parliamo di specie di acque più profonde e quindi è molto improbabile che i
“bambini col secchiello” entrino in contatto con loro.
2 Non esiste alcuna legge nazionale o regionale che difenda
le meduse. Esiste una legge, la 189 del 2004, che effettivamente protegge gli
animali da qualunque atto di crudeltà GRATUITA. Visto che la legge non
specifica di quali animali si parli si può supporre che anche le meduse rientrino
nel novero. Al momento tuttavia non mi risulta alcuna condanna per
maltrattamento di meduse. L’unica testimonianza che ho letto di una persona che
avrebbe effettivamente denunciato qualcuno per questo motivo si è conclusa sul
nascere con un nulla di fatto per ammissione dello stesso protagonista. Occorre
anche tener conto del fatto che la legge vieta solo gli atti di crudeltà
gratuita. Di fronte a una denuncia del genere quindi un giudice dovrebbe
decidere che l’animale in questione non rappresentava realmente un pericolo per
i bagnanti, cosa tutta da vedere parlando di meduse, ovvero animali urticanti!
3 Il cervo è uno dei primi animali che vengo in mente quando
si pensa all'ambiente di bosco. Eppure gli unici cervi autoctoni rimasti sul
suolo italiano sono probabilmente quelli che pascolano tra le dune costiere di
Bosco Mesola. Tutti gli altri cervi che popolano la penisola sono frutto di
reintroduzioni, fughe da recinti privanti o migrazioni spontanee dagli stati
confinanti. Questo piccolo nucleo ha quindi una straordinaria importanza
zoologica
Le foto sono state scattate nei seguenti luoghi:
1) Bosco Mesola,provincia di Ferrara (Cicindela, cervo delle dune)
Le foto sono state scattate nei seguenti luoghi:
1) Bosco Mesola,provincia di Ferrara (Cicindela, cervo delle dune)
2) Rimini (Spiagge, lavori per il concerto, vegetazione psammofila )
3) Riserva dello Zingaro, provincia di Trapani (lucertola campestre)
4) Marsala, sempre in provincia di Trapani (gigli di mare e meduse)








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