UN CAVALLINO TRA GLI OLIVI

Quando mi recai a Rodi nel 2014 c’erano quattro specie che volevo incontrare:

1. Il  daino (Dama dama), simbolo dell’isola e presente con una popolazione caratterizzata da nanismo insulare.

2. La falena dell’edera (Euplagia quadripunctaria rhodosensis), un lepidottero comune in tutta Europa ma che in alcune vallate di Rodi si riunisce in voli immensi e spettacolari.

3. Il gizani (Squalius ghigii), un pesciolino d’acqua dolce endemico dell’isola.

4.  Il  cavallo in miniatura di Rodi (Equus ferus caballus), la razza equina autoctona purtroppo in via d’estinzione.

Come si capisce dal nome quest’ultimo, che poi è il protagonista del nostro racconto, è un animale di piccole dimensioni ma con proporzioni del corpo che ricordano quelle armoniose dei cavalli più grandi e non quelle dei pony, generalmente un po’tozzi.

Questa caratteristica è tipica un po’ di tutte le razze equine greche, comprese le più note come il Pyndos dell'Epiro o lo Skyrian, dell’isola di Skyros a cui il cavallino di Rodi assomiglia.

Si pensa che tutte queste razze abbiano origini antichissime e siano rimaste sostanzialmente immutate nei secoli: il principale indizio in proposito sarebbero le raffigurazioni equestri di epoca classica.

Nell’antica arte greca infatti si notano spesso cavalieri sproporzionati, troppo alti rispetto ai cavalli che montano: un esempio molto citato in proposito sono i fregi del Partenone.


Scena di caccia al leone risalente all'ultima fase del periodo ellenistico, una delle più belle e famose  rappresentazioni equestri ospitate presso il Museo Archeologico di Rodi




Stando così le cose la prima meta da visitare per conoscere questi cavalli, una volta arrivati sull’isola, è il Museo Archeologico di Rodi.  Tra i tanti reperti esposti molti raccontano la fauna domestica e selvatica diffusa nei tempi antichi: lepri, pernici, capre selvatiche, delfini e tante altre specie.

Le rappresentazioni di cavalli non mancano tra vasi, fregi o mosaici e guardando con attenzione  spesso si può effettivamente osservare come  gli equini appaiono piccoli rispetto ai loro cavalieri.


Anfora decorata con rappresentazioni di pernici 
presso il Museo Archeologico di Rodi

Quella che non posso fare a meno di notare è anche l’importanza di questo animale nella cultura antica. Il cavallo è protagonista di scene di caccia e di corsa ed è addirittura un elemento fondamentale della mitologia: in un mosaico vedo un centauro che ha appena catturato una lepre, in un altro l’eroe Bellerofonte mentre caccia la chimera a dorso di Pegaso, il cavallo alato.


Mosaico di ciottoli  raffigurante un centauro esposto presso il Museo Archeologico di Rodi

Al museo di Rodi è conservato però un reperto ancora più importante per capire la storia del cavallo greco. Nella sezione sulla preistoria infatti è ricostruita una tomba in cui sono stati trovati anche i resti di un equino. Si tratta del più antico cavallo che sia mai stato scoperto a Rodi e verosimilmente in qualunque isola greca o mediterranea. Le persone che realizzarono quella sepoltura, secondo le ricostruzioni degli archeologi, provenivano dalla Turchia ed erano abbastanza abili nella navigazione da raggiungere Rodi, isola che vedevano dalla costa, ma non tanto da potersi spingere oltre, verso il mare aperto.


Bellerofonte uccide la chimera cavalcando Pegaso in un mosaico di ciottoli 
esposto presso il  Museo Archeologico di Rodi

Dai resti che ci hanno lasciato capiamo che gravitavano attorno alle grotte e vi trovavano rifugio, avevano una forte spiritualità, allevavano animali e ne cacciavano altri (tra cui il famoso daino di Rodi) e integravano la loro dieta raccogliendo molluschi e altri doni del mare.

Il ritrovamento di questi resti è importante perché avvalla l'ipotesi che il cavallo sia stato introdotto sulle isole mediterranee partendo da est. Un'altra prova in proposito sarebbe la somiglianza tra i cavalli greci e i Caspian, un’altra razza di cavalli in miniatura, presumibilmente molto antichi e diffusi sulla sponda occidentale del Mar Caspio.


NELLA NATURA DI RODI


Il giorno successivo al nostro arrivo noleggiamo una macchina e ci dirigiamo verso la prima tappa del viaggio: la famosa Valle delle Farfalle. Si tratta di una lunga forra, attraversata da un rio, dove le condizioni climatiche e la vegetazione favoriscono il proliferare delle falene dell’edera che qui forma assembramenti impressionanti.


Falene dell'edera (Euplagia quadripunctaria rhodosensisappartenenti 
alla sottospecie rodiese


Una manifestazione della natura incredibile. Gli assembramenti dei lepidotteri sui tronchi e sui sassi mi 
ricordano le immagini, viste solo nei documentari, delle farfalle monarca che si raggruppano per affrontare insieme la migrazione dal Canada al Messico. Lo spettacolo di questi voli avviene in quello scenario caldo e suggestivo che solo le isole mediterranee possono offrire. Un paesaggio che trasmette solo sensazioni di pace e tranquillità. Non mancano neanche vari “attori non protagonisti” degni di nota, come il granchio d’acqua dolce (Potamon potamios) o la testuggine balcanica (Mauremys rivulata), animali che passano in secondo piano solo perché lo spettacolo offerto dalle falene è davvero impressionante.


Grosso assembramento di falene dell'edera


Mentre raggiungevamo la Valle delle Farfalle ho notato varie locandine che sponsorizzano una sorta di minizoo locale, dai manifesti si capiva che ospitava struzzi, canguri, lama ma anche pony. Pensai che valesse la pena di darci un’occhiata.

Prima di partire per Rodi ho fatto il possibile per recuperare informazioni sulla fauna e sugli ambienti da visitare ma non ho trovato traccia dei cavalli in miniatura. Del resto le guide classiche parlano più di ristoranti e monumenti che di fauna locale e i siti specializzati erano scritti in alfabeto greco, cosa che ha complicato non poco le ricerche su internet.

In una situazione del genere quindi anche un manifesto con un cavallino può essere una pista da seguire.


Gli struzzi dell'allevamento

Seguendo le frecce sui cartelli pubblicitari arriviamo quindi a un ampio parcheggio dove lasciare la macchina e iniziare la visita. Se ho ben ricostruito la storia di questo luogo si tratta di un’azienda agricola specializzata nell’allevamento di struzzi (Struthio camelus) e cinghiali (Sus scrofa). Presumibilmente, approfittando della vicinanza con la valle delle farfalle e del suo richiamo turistico, i proprietari hanno diversificato l’attività trasformandola in un minizoo e accanto ad incubatrici e ampi recinti per gli struzzi ne hanno realizzati altri più piccoli per ospitare pecore, una coppia di wallaby, un dromedario, dei lama e vari altri animali. C’era persino un pet zoo, ovvero un recinto dove si può entrare e avvicinare animali docili come caprette. L’ultimo tassello di questa azienda è un ristorante, posto proprio alla fine del percorso, dove vengono serviti piatti originali realizzati trasformando i loro prodotti aziendali: hamburger e uova di struzzocarne di cinghiale, ortaggi, erbe. Sicuramente una tappa rilassante del viaggio ma con una pecca: qui i cavalli di Rodi non ci sono. Non c’è dubbio, purtroppo basta una rapida occhiata al colore del loro manto per constatarlo: la razza autoctona ha infatti un manto scuro, i più chiari sono color cannella; qui invece c’è un pony tutto bianco e due cavallini che ricordano dei falabella pezzati.


Rosario gigante realizzato con uova di struzzo e decorato 
con motivi che richiamano le bellezze di Rodi. 
Sul grano centrale sono raffigurate  proprio le falene dell'edera.


Se con i cavalli è andata male ho comunque ammirato un gruppo familiare di daini: c’è un maschio, una femmina e vari giovani. Sono tutti esemplari melanici, certo avrei preferito vederli liberi e soprattutto non ho alcuna certezza che si tratti di esemplari autoctoni ma le dimensioni degli animali lasciano intuire che possano essere loro.


Potamon potamios, granchio d'acqua dolce diffuso in varie isole greche


Il giorno successivi dirigiamo verso Epta piges (Επτά Πηγές), ovvero le sette sorgenti.  Un bello scorcio su un ruscello dalle acque fresche circondato da boschetti. Sembra lo scenario perfetto per una romantica storia mitologica.

Da qui parte un tunnel lungo 185 metri. Stretto e completamente buio fa parte di un complesso di opere idrauliche realizzato durante il periodo coloniale fascista per incanalare l’acqua e portarla fino agli agrumeti posti a valle. Sapevamo che l’escursione sarebbe iniziata da qui e così tiriamo fuori dallo zaino le ciabatte e togliamo scarpe, calze e jeans per infilarci nel buio del tunnel mentre l’acqua fresca ci scorre fin sopra le caviglie.


Interno del tunnel canale sotterraneo realizzato per irrigare gli agrumeti durante l'occupazione fascista


All’uscita inizia un paesaggio seminaturale fatto di laghetti ombrosi, chiuse e canali che percorriamo fino a raggiungere un secondo tunnel che si inoltra nelle colline. Il paesaggio è suggestivo e consiglierei a chiunque di vederlo.

E’ in queste acque cristalline che incontriamo i pesciolini ghizani oltre alle rane di Rodi (Pelophylax cerigensis), l’unico anfibio che incontreremo sull’isola. Proseguendo il viaggio tra acque dolci, boschetti e antiche rovine incontriamo vari altri ospiti dell’isola. 


Ghizani il pesce d'acqua dolce endemico di Rodi, fotografato presso Epta piges


Le nostre esplorazioni proseguono fino a quando riconsegniamo le chiavi della macchina, due giorni prima della partenza, perché abbiamo in programma di concludere il viaggio in tranquillità senza spostarci troppo dal centro abitato.


FINALMENTE UNA TRACCIA DA SEGUIRE


Proprio il pomeriggio dopo aver consegnato le chiavi dell’auto il proprietario della nostra pensione mi invita a raggiungerlo al banco d’accettazione e mi mostra un sito internet scritto in greco che parla dei cavallini di Rodi. Appena arrivato gli ho chiesto di questi animali ma lui non li aveva mai sentiti nominare. Preso dalla curiosità ha però fatto delle ricerche che evidentemente sono state difficili persino per lui che è del posto e conosce la lingua.

In effetti questi cavalli sono lentamente svaniti nel nulla. Un tempo erano abbastanza diffusi, del resto fino ai primi del 900 erano anche indispensabili per i lavori agricoli. Fummo noi italiani i primi a determinarne un rapido declino. All’inizio la convivenza andava bene, durante l’occupazione contribuimmo addirittura al loro incremento. I fascisti fecero un registro completo della razza e crearono strutture per il loro allevamento: lo scopo era farne animali da soma per la guerra. 

Testuggine palustre dei Balcani (Mauremys rivulata) fotografata presso la valle delle farfalle


Ma nel 1943, con la firma dell’armistizio, le cose cambiarono drammaticamente sia per le persone che per i cavalli.

I nuovi eventi colsero i soldati di stanza a Rodi totalmente impreparati anche perché non arrivò loro in tempo un memorandum su come comportarsi: doveva essere inviato per via aerea ma le avverse condizioni meteo lo impedivano. Gli italiani si trovarono quindi improvvisamente il nemico in casa e dopo giorni di scontri le loro armate capitolarono e i nazisti presero il pieno possesso dell’isola. A questo punto scoppio il caos, il fronte italiano si frammentò tra chi decise di unirsi ai tedeschi e alla repubblica di Salò e chi scelse di resistere compiendo atti di sabotaggio. Molti tentarono la fuga per mare o sulle montagne dell’isola. Furono giorni difficili caratterizzati da disordini, regolamenti di conti, imboscate e persino incredibili atti di eroismo: due radiotelegrafisti riuscirono addirittura a farsi assumere dai nazisti e a usare le loro strutture per inviare messaggio in codice agli alleati. In tutto questo trambusto i cavalli si trasformarono in una risorsa alimentare come altre, anzi per chi si nascose sulle montagne probabilmente furono una delle poche disponibili.


Grafico che schematizza consistenza della popolazione dei cavalli in miniatura di Rodi nell'ultimo secolo



Tornata la pace tra gli uomini per i cavalli le cose non andarono meglio: la meccanizzazione rese questi animali obsoleti, vennero liberati ma molti non sopravvissero e altri vennero abbattuti perché con le loro occasionali incursioni rovinavano i raccolti.

 Nel 1975 vennero censiti 60 cavalli in miniatura di Rodi, a fronte dei 150 circa che si stima popolassero l’isola nel 1950 e i numeri erano destinati a scendere ancora. A fine millennio quando se ne erano quasi perse le tracce.

Il mio gentile ospite, incuriosito dalle mie domande sulla fauna locale, aveva deciso di approfondire e il penultimo giorno di permanenza aveva finalmente trovato gli ultimi cavallini di Rodi.

Nel 2001 infatti un gruppo di volenterosi aveva scovato gli ultimi 6 cavalli in miniatura rimasti sull’isola.

 Solo sei.

Questi benefattori fondarono quindi un’associazione denominata "Phaethon" che si impegnasse per la salvaguardia e l’incremento della razza.

Pavone (Pavo cristatus) fotografato presso il monastero di Filerimos dov'è presente 
una grande popolazione aufuga di questi uccelli


Come prima cosa rintracciarono tutti i cavallini rimasti e realizzarono un primo registro della razza. Li avvicinarono con offerte di cibo, abituandoli alla loro presenza per porteli poi recuperare. Nel frattempo ottennero in concessione una struttura agricola nell’entroterra di Archangelos che trasformarono in un centro ippico dove sistemare gli animali e provvedere a tutti i loro bisogni, comprese le cure mediche e la coltivazione del foraggio per alimentarli. A queste prime operazioni si aggiunsero ben presto l’organizzazione di attività didattiche con le scuole e l’organizzazione di incontri divulgativi per promuovere la conoscenza di questo splendido animale e iniziative di vario genere volte ad autofinanziarsi.

Finalmente quindi una traccia ma c’è un problema non da poco: ormai la macchina l’abbiamo riconsegnata!

 

SI PARTE


Il primo passo è facile: raggiungere Archangelos, a una ventina di chilometri da Rodi città e per farlo prendiamo la corriera.

La fermata dei pullman è dietro al vecchio centro commerciale e noi saliamo sul primo mezzo disponibile. L’autobus oltrepassa il centro storico e si infila in vie periferiche caratterizzate da basse palazzine, generalmente a tre livelli, il pian terreno spesso è occupato da un negozietto o un piccolo supermercato. Superiamo anche tante belle ville dai giardini curati e ornati da pioppi, cipressi, fichi, eucalipti e più raramente gelsi, infine imbocchiamo un viale ornato da pioppi cipressini che ci porta nella campagna rodese. Passiamo uliveti, paesaggi brulli, pendici di colline e ampi letti asciutti di torrenti.

Superiamo un cartello con scritto

Αρχάγγελος

e ci prepariamo a scendere.

La corriera si ferma in una larga piazza all’ingresso di Archangelos. Vediamo un gruppo di vecchietti che parlano tra loro e proviamo a chiedere informazioni, siamo molto fortunati: all’inizio sembrano non capire ma 5 minuti dopo siamo seduti sul pick up di uno di loro che ci accompagna nella prima parte del viaggio. Superiamo la superstrada con il suo robusto traffico e ci avventuriamo in uno scenario tranquillo fatto di oliveti ordinati e puliti.


Capre al pascolo nella campagna rodiese


Ad un certo punto il vecchio si ferma e ci dice che proseguendo a piedi lungo la strada dopo 4 chilometri avremmo raggiunto la meta. Lo salutiamo e lo vediamo scomparire dietro alla curva. All’improvviso siamo avvolti da un silenzio in cui echeggiano solo i belati di lontane capre (Capra hircus). Una sensazione un po’surreale ma molto piacevole che viene interrotta bruscamente da un rombo di motore: E’ il vecchio di prima, tornato al paese ha probabilmente scoperto dai suoi amici di averci portato nel posto sbagliato ed è venuto a riprenderci. Mettiamo gli zaini con l’attrezzatura fotografica sul retro del mezzo e saliamo. Facciamo a ritroso tutta la strada fino a trovarci nuovamente sulla superstrada che percorriamo per un breve tratto prima di svoltare a destra dove il nostro accompagnatore ci lascia poco dopo le ultime casette periferiche.

Superiamo un pollaio costituito da un’alta recinzione che circonda un fico e un noce (che probabilmente offrono sia riparo e un’integrazione all’alimentazione dei polli) e ci lasciamo ufficialmente Archangelos alle spalle.


Spaccato della campagna rodiese


Ci incamminiamo in uno spaccato di campagna rodese che mi fa venire in mente solo la parola “disordinato” fatto da un susseguirsi di oliveti e terreni brulli coperti da piante erbacee rustiche e spontanee. Qui e là spuntano basse casette, talmente diverse come stile l’una dall’altra che sembrano buttate lì a caso. Ad ogni casetta però corrisponde sempre una recinzione, una jeep, una moto, una barca appoggiata sull’apposito carretto per portarla al mare, attrezzi vari sparsi per il cortile e qualche animale domestico che gira libero: tacchini, polli in abbondanza e qualche capretta. Una in particolare mi lascia molto perplesso: è tutta rosa e a rendermela ulteriormente simpatica possiede una decorazione fatta di sassi di fiume dipinti alternativamente di rosa e di azzurro.  Con gli stessi materiali e lo stesso stile è stato realizzato anche il sentiero d’ingresso dove si muove su e giù un cagnolino bianco. Forse temendo che la casa mancasse di personalità il proprietario ha aggiunto ulteriori decorazioni ottenute da zucche dipinte: sempre in rosa e azzurro. Oltrepassiamo un frutteto di melograni e tutt’attorno a noi volano passeri e cornacchie grigie (Corvus cornix).

Su un muretto leggo le inequivocabili parole

che mi lasciano stupito, non perché sia un estimatore della politica tedesca ma perché sono parole apparentemente fuori luogo in quel contesto. Qui, tra casa sperdute  nel nulla e canti di uccelli tra gli oliveti i problemi della politica, le direttive europee o la macroeconomia sono qualcosa che suona lontanissimo in totale contrasto.

Arriviamo a un bivio e fortunatamente c’è un cartello in legno con una testa di cavallo, c’è anche una scritta: Φαέθων. In caratteri greci sta per "Phaethon" ma in quel momento non lo sapevo. In quel momento potevo solo sperare che quel cavallo dipinto fosse più di una semplice coincidenza.

Al bivio successivo, caratterizzato da una cappellina dedicata a San Nicola (Άγιος Βασίλης), non ci sono cartelli ma la strada che procede a sinistra è asfaltata mentre l’altra è più brulla. Decidiamo che è più probabile trovare qualcosa seguendo la via principale ma che se non troveremo nulla in breve tempo torneremo indietro.

Dopo circa 800 metri raggiungiamo un lungo edificio bianco. Siamo certi di aver raggiunto la meta perché al cancello è appeso un cartello di legno con gli orari di apertura e l'indicazione del progetto europeo che lì si sta svolgendo.


L'interno della chiesa ortodossa dedicata a San Nicola visibile nei pressi della valle delle farfalle


Possiamo descriverlo come una lunga struttura vagamente trapezoidale. Su un lato è presente un ampio edificio. Credo che un tempo potesse essere la casa padronale e mi sembra che oggi sia stato riconvertito per ospitare bar e uffici.  Sui due lati opposti sono state ricavate le piccole scuderie, ognuna completata da un recinto in legno, il lato rimanente è percorso da un semplice muro bianco che delimita e chiude la costruzione.

Il posto sembra deserto al momento. eppure al centro dello spiazzo c'è un grosso palco con di fronte tante seggiole, a testimonianza che qui si svolgono anche iniziative divulgative.

Non c’è motivo di sperare nell’arrivo di qualche addetto che la apra.

Il punto in cui ci troviamo ora rappresenta la conclusione di un viaggio iniziato attraversando il Mediterraneo in aereo, proseguito raggiungendo in pullman un centro abitato con meno di 7.000 abitanti e conclusosi raggiungendo a piedi (inseguendo più indizi che informazioni certe) un punticino disperso nella campagna rodiese. Il senso di frustrazione è tanto rendendomi conto che dopo tutta questa fatica, un singolo muro ci impedisce di incontrare gli animali che siamo venuti a cercare.

O forse no.  In fondo le scuderie si sviluppano proprio lungo il muro che da sulla strada e ogni stalla è dotata di una minuscola finestrella scavata nella parete. Sull’altro lato dello sterrato c’è un oliveto davanti al quale vegetano alcune querce spinose, sotto la loro ombra lascio zaino e attrezzature e poi provo a issarmi per sbirciare da una finestrella.

Alzo le mani per afferrare il cornicione e mi isso per provare a guardare all'interno. Così avviene il mio primo incontro con un cavallo in miniatura di Rodi. In realtà l'animale è fuori, nel recinto, e quindi riesco a vedere solo la testa. Tuttavia l'emozione è fortissima.

Sto ammirando una creatura che, in tutto  il mondo, è presente solo lì, in quei piccoli recinti che circondano uno spiazzo largo meno di mezzo ettaro.



Cavallo in miniatura di Rodi


Sta volta ci siamo, è inconfondibile, piccolo ma aggraziato, con una folta criniera dorata e il manto color cannella. La caratteristica coda, talmente lunga che tocca quasi terra, è un altro segno distintivo della razza. Ma soprattutto si notano le spalle poste allo stesso livello della groppa e la lunghezza del corpo di poco superiore rispetto all'altezza del cavallo.

Portiamo qualche piccolo masso sotto a un muro per poterci alzare e guardare all’interno. Riesco a contare un totale di sei cavallini di Rodi, tre dal manto chiaro e gli altri più scuri. C’è anche un cavallo dalla stazza normale e varie galline che razzolano nello spiazzo centrale.


Strutture e ospiti del centro Phaeton, si possono notare due cavalli in miniatura in primo piano a destra e altri tre esemplari che sbucano oltre la staccionata dietro le file di sedie


La delusione provata di fronte al cancello chiuso scompare. Non li sto osservando come avrei voluto, non posso chiedere informazioni agli addetti sul loro allevamento e sul futuro della razza ma almeno sono riuscito a vederli. Sono bellissimi e i caratteri rustici, come ad esempio le robuste zampe, ricordano che questa razza (come tutte quelle ancestrali del resto) non nasce solo dalla selezione operata dall’uomo ma anche all’adattamento ad un ambiente naturale dove gli animali dovevano sopravvivere  senza troppe cure.

Le sorprese non sono però finite, tra le due querce spinose che delimitano l'uliveto dove abbiamo messo le attrezzature si muove veloce una piccolo rettile che ancora non avevamo incontrato: la lucertola occhio di serpente (Ophisops elegans). Un ulteriore  regalo di questa giornata.

Il viaggio di ritorno procede sereno, sotto al caldo estivo dell’Isola e senza l’ansia di trovare la nostra meta posso guardarmi attorno con più serenità e noto tanti particolari che abbelliscono il paesaggio: alcune belle piante rustiche che fioriscono spontaneamente lungo i bordi stradali, un’upupa (Upupa epops) che vola tra gli olivi, un vecchio asino (Equus africanus asinus) che bruca a bordo strada.

Asino domestico nella campagna rodiese


Oltrepassiamo la superstrada che sancisce il rientro in un’atmosfera ben più rumorosa e trafficata.
  Proseguiamo costeggiando un canale tutto cementificato: l’ennesimo gatto randagio gironzola sul fondo asciutto. In cielo volano tre rondini (Hirundo rustica). Superiamo un piccolo parco giochi dall’aria desolata che sembra essere dimenticato lì da anni senza che nessuno ci abbia rimesso piede. All’incrocio successivo ci troviamo nelle vie centrali del paese dove, procedendo un po’ a caso ma guidati dal buonsenso, arriviamo alla fermata dei pullman, in piazza e ci sono ancora i vecchietti che ci hanno dato indicazioni all’andata, in effetti non avevano l’aria di tizi particolarmente indaffarati. Ho la vaga impressione che abbiano alzato il gomito, e non poco, da quando li abbiamo lasciati!

Li andiamo a salutare, sono contenti di sapere che la missione è conclusa e che l'italiano pazzo è riuscito a trovare i cavallini che era venuto a cercare.  Non ci resta che aspettare il nostro pullman gustando un caffè freddo locale, di quelli fatti con caffè solubile, zucchero, poca acqua e un po’ di latte. Lo ordiniamo in un bel locale dove però passa una musica italiana talmente brutta e di dubbio gusto che spero nessuno l'abbia mai trasmessa nello stivale. Appena la bevanda è pronta usciamo a gustarcela il più lontano possibile dalle casse del bar.


Insalata greca con feta


Tornati a Rodi centro ormai è ora di cena e ci rechiamo in un ristorante locale per concludere la giornata con un piatto di insalata greca con feta fresca e uno di gyros: una pietanza a base di carne di maiale servita con pane pita, salsa tzatziki e patatine fritte.

Finiamo questa bella giornata con un giretto tra i vicoli di Rodi antica, tra alberghi ricavati in centro, retri di panetterie e case private di cui si possono intravedere gli accoglienti interni.


IL VIAGGIO DIVENTA VIRTUALE 


e qui finisce la mia storia ma non quella del centro ippico Phaeton che continua la sua opera. Ho recentemente cercato loro notizie trovando un articolo su un giornale locale e datato maggio 2019 in cui si parlava di 11 esemplari, una manciata ma comunque in costante aumento da quando è iniziato il progetto. Ma non è finita  qui, continuando le ricerche ho trovato la pagina Facebook dell’associazione e ho scoperto che in questo brutto 2020 al centro ippico sono nati due nuovi puledrini, sulla pagina sono pubblicati video e foto che li vedono protagonisti ed è possibile assistere alla loro crescita praticamente in tempo reale.

Per chi fosse interessato a vedere dall’alto il centro ippico o pianificare il percorso per andare a vedere i cavalli di Rodi allego le coordinate esatte dell’edificio

36°14'15.45"N  28° 5'38.30"E

Per chi invece volesse leggere ulteriori notizie allego un link per accedere direttamente alla pagina Facebook dell’associazione  https://www.facebook.com/RhodesHorses/ da cui si può risalire anche ad altri materiali e farsi un’idea completa sulla storia di questi animali e sulla loro conservazione

Infine allego anche un collegamento alla fattoria degli struzzi di Rodi dove sono ospitati (credo) dei daini rodiesi https://farma-rhodes.com/

Ci tengo inoltre a ringraziare Vassili Skampas per aver letto questo testo e avermi dato alcune dritte sulla razza Pyndos che ho potuto usare per migliorare il testo.

Tutte le foto sono state realizzate a Rodi (indicata nella grafica dal cavallino), un isola appartenente politicamente alla Grecia  ma situata in prossimità delle coste Turche










































Le isole greche, come tutti i luoghi che l'uomo trasforma da millenni, sono pieni di razze autoctone antiche e straordinarie. Oltre al cavallo in miniatura di Rodi un altro animale domestico greco che ho avuto il piacere di incontrare è Kritikos lagonikos  (Kρητικός Λαγωνικός)  più noto fuori dalla grecia come "segugio cretese". Una razza antichissima selezionata per la caccia alla lepre e al coniglio le cui prime testimonianze risalgono alla civiltà minoica.

Questo  giovane esemplare è stato fotografato lungo la costa occidentale di Creta.









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